Calcata
La prima volta che visitai Calcata fu nel dicembre del 2002. Era un primo pomeriggio e lungo la strada circondata dalla Valle del Treja, a poche centinaia di metri dal parcheggio, iniziò a salire la nebbia che come per incanto segnò un passaggio, un cambio di stato da una dimensione ad un’altra. La ricordo ancora come la scena di un film di cui in quel momento fui testimone.
La splendida Valle, che più tardi, leggendo un articolo, scoprii essere stata paragonata a quella francese del Tarn, con i suoi alberi spogli, si colorò improvvisamente di sfumature grigie da cui emerse una rupe con incastonate varie abitazioni dalla forma indefinita.
CALCATA
La prima volta che visitai Calcata fu nel dicembre del 2002. Era un primo pomeriggio e lungo la strada circondata dalla Valle del Treja, a poche centinaia di metri dal parcheggio, iniziò a salire la nebbia che come per incanto segnò un passaggio, un cambio di stato da una dimensione ad un’altra. La ricordo ancora come la scena di un film di cui in quel momento fui testimone.
Incredula per ciò che si stava manifestando davanti ai miei occhi proseguii verso il borgo ormai diventato invisibile dentro quel bozzolo di fitta nebbia che lo conteneva.
Nel proseguire oltrepassai quella che ancora oggi viene indicata come “la bocchetta”, un arco che segna l’inizio di una breve strada, in salita, che conduce al piccolo centro abitato. Qui in uno spazio aperto su cui si affaccia l’unica chiesa mi si prospettò da subito un paesaggio rarefatto e senza tempo. Poche persone sedute sui sedili disposti lungo i muri delle abitazioni chiacchieravano. Pensai che ciò che stavo osservando avrebbe potuto essere lo stesso scenario di una qualsiasi giornata invernale di cinquant’anni prima; quell’inusuale ‘senza fretta’ m’indusse da subito a rallentare il passo, permettendomi così di scoprire tra i quieti vicoli che si diramavano dalla piazza, le botteghe artigiane con le porte colorate aperte, pronte ad accogliere lo sguardo curioso dei visitatori. Attraversai il borgo avvolto dal mistero con la consapevolezza che ci sarei tornata ancora. In quel momento Calcata con il suo potente spirito diventò per me un luogo dell’anima.
Nota storica
Con lo sguardo rivolto alla storia scopriamo che Calcata è di origine falisca, passata di seguito sotto la dominazione romana ed oggi com’è evidente, ancora, caratterizzata da una struttura medievale. E’ stata feudo degli Anguillara, dei Sinibaldi e dei Massimo.
A metà degli anni trenta, venne ritenuto uno di quegli abitati pericolanti per cui lo Stato ne decretò lo sgombero contribuendo alla realizzazione di un insediamento sostitutivo a pochi centinaia di metri, oggi conosciuto come Calcata Nuova.
Nei primi anni ‘60 perizie geologiche confermarono la solidità della rupe ed il borgo ottenne nuovamente l’abitabilità.
Iniziò una nuova era per questo affascinante piccolo centro che diventò un luogo d’incontro tra persone che, come dice Paolo Portoghesi, “sentono i fattori negativi dell’ambiente urbano, persone interessate alla cultura e che apprezzano ciò che è piccolo, in scala umana”. Arrivarono inizialmente gruppi di hippies e di seguito cittadini provenienti da Roma o da altre città italiane e straniere. Soprattutto i romani, ma non soltanto, desiderosi di quiete, iniziarono ad acquistare le case se pur tra loro, alcuni pensarono di rivenderle subito dopo.
Questo luogo da sempre opera una selezione naturale: i più costanti rimasero per un’autentica scelta affettiva e non per inseguire una delle tante mode del momento. Nacquero così ristoranti, botteghe di artigianato e associazioni culturali spinte dalla voglia di organizzare conferenze, stimolare dibattiti su vari temi o creare eventi musicali e mostre d’arte.
Ancora oggi la bellezza di Calcata risplende, anche, grazie all’impegno di queste persone, ancora presenti, che con dedizione e rispetto non solo hanno dato nuovamente vita al borgo ma ne hanno preservato la forma autentica. Nel corso degli anni allineato con il flusso della vita sempre in continuo cambiamento questo spirito ha mantenuto quella vivacità ed intento originari che lo hanno fatto contraddistinguere da altri borghi rendendolo unico.
Attualmente i suoi abitanti oltre ad amare la natura e l’arte, curano, proteggono e incoraggiano quel senso di spontaneità con cui ognuno nel rispetto dell’altro può e sa esprimere le proprie risorse mettendole il più delle volte a servizio degli altri per far si che dalla solidarietà, dall’armonia e da un continuo confronto derivino benessere e serenità. E’ forse grazie a questa capacità di accogliere l’altro con gentilezza e senza pregiudizio che Calcata diventa più accessibile a chi vuole far esperienza a volte anche per poco tempo d’un modo di essere e di vivere che non sempre è convenzionale e che perciò richiede tolleranza.
L’augurio è quello di mantenere vivo un atteggiamento di ascolto sempre vigile soprattutto nei confronti dello spirito della natura i cui insegnamenti diventano fondamento oltre che per rispettare l’ambiente per preservare anche la memoria e l’identità dei luoghi.
Annita Cardile
La splendida Valle, che più tardi, leggendo un articolo, scoprii essere stata paragonata a quella francese del Tarn, con i suoi alberi spogli, si colorò improvvisamente di sfumature grigie da cui emerse una rupe con incastonate varie abitazioni dalla forma indefinita.
Incredula per ciò che si stava manifestando davanti ai miei occhi proseguii verso il borgo ormai diventato invisibile dentro quel bozzolo di fitta nebbia che lo conteneva.
Nel proseguire oltrepassai quella che ancora oggi viene indicata come “la bocchetta”, un arco che segna l’inizio di una breve strada, in salita, che conduce al piccolo centro abitato. Qui in uno spazio aperto su cui si affaccia l’unica chiesa mi si prospettò da subito un paesaggio rarefatto e senza tempo. Poche persone sedute sui sedili disposti lungo i muri delle abitazioni chiacchieravano. Pensai che ciò che stavo osservando avrebbe potuto essere lo stesso scenario di una qualsiasi giornata invernale di cinquant’anni prima; quell’inusuale ‘senza fretta’ m’indusse da subito a rallentare il passo, permettendomi così di scoprire tra i quieti vicoli che si diramavano dalla piazza, le botteghe artigiane con le porte colorate aperte, pronte ad accogliere lo sguardo curioso dei visitatori. Attraversai il borgo avvolto dal mistero con la consapevolezza che ci sarei tornata ancora. In quel momento Calcata con il suo potente spirito diventò per me un luogo dell’anima.
Nota storica
Con lo sguardo rivolto alla storia scopriamo che Calcata è di origine falisca, passata di seguito sotto la dominazione romana ed oggi com’è evidente, ancora, caratterizzata da una struttura medievale. E’ stata feudo degli Anguillara, dei Sinibaldi e dei Massimo.
A metà degli anni trenta, venne ritenuto uno di quegli abitati pericolanti per cui lo Stato ne decretò lo sgombero contribuendo alla realizzazione di un insediamento sostitutivo a pochi centinaia di metri, oggi conosciuto come Calcata Nuova.
Nei primi anni ‘60 perizie geologiche confermarono la solidità della rupe ed il borgo ottenne nuovamente l’abitabilità.
Iniziò una nuova era per questo affascinante piccolo centro che diventò un luogo d’incontro tra persone che, come dice Paolo Portoghesi, “sentono i fattori negativi dell’ambiente urbano, persone interessate alla cultura e che apprezzano ciò che è piccolo, in scala umana”. Arrivarono inizialmente gruppi di hippies e di seguito cittadini provenienti da Roma o da altre città italiane e straniere. Soprattutto i romani, ma non soltanto, desiderosi di quiete, iniziarono ad acquistare le case se pur tra loro, alcuni pensarono di rivenderle subito dopo.
Questo luogo da sempre opera una selezione naturale: i più costanti rimasero per un’autentica scelta affettiva e non per inseguire una delle tante mode del momento. Nacquero così ristoranti, botteghe di artigianato e associazioni culturali spinte dalla voglia di organizzare conferenze, stimolare dibattiti su vari temi o creare eventi musicali e mostre d’arte.
Ancora oggi la bellezza di Calcata risplende, anche, grazie all’impegno di queste persone, ancora presenti, che con dedizione e rispetto non solo hanno dato nuovamente vita al borgo ma ne hanno preservato la forma autentica. Nel corso degli anni allineato con il flusso della vita sempre in continuo cambiamento questo spirito ha mantenuto quella vivacità ed intento originari che lo hanno fatto contraddistinguere da altri borghi rendendolo unico.
Attualmente i suoi abitanti oltre ad amare la natura e l’arte, curano, proteggono e incoraggiano quel senso di spontaneità con cui ognuno nel rispetto dell’altro può e sa esprimere le proprie risorse mettendole il più delle volte a servizio degli altri per far si che dalla solidarietà, dall’armonia e da un continuo confronto derivino benessere e serenità. E’ forse grazie a questa capacità di accogliere l’altro con gentilezza e senza pregiudizio che Calcata diventa più accessibile a chi vuole far esperienza a volte anche per poco tempo d’un modo di essere e di vivere che non sempre è convenzionale e che perciò richiede tolleranza.
L’augurio è quello di mantenere vivo un atteggiamento di ascolto sempre vigile soprattutto nei confronti dello spirito della natura i cui insegnamenti diventano fondamento oltre che per rispettare l’ambiente per preservare anche la memoria e l’identità dei luoghi.
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